venerdì 3 ottobre 2014

Vietato ... a chi?!


Che belli i tempi in cui gioco e sport erano la stessa cosa!  Non ci si accorgeva del fiatone né della fatica.
Quel che guidava il movimento era l’immaginazione. Quel che arricchiva l’immaginazione era il movimento.
I giochi più belli del passato non si compravano. Si facevano … 

facevamo che io ero….
Anche adesso, a pensarci bene!

Fare un gioco non voleva dire solo che, spesso, un oggetto era costruito in casa, ma che il gioco, per chiamarsi tale, comportava la presenza di uno o più bambini.  E non poteva trovarsi su uno scaffale ed essere chiamato gioco, fino a che un bambino non l’avesse trasformato con la sua azione.
Una bacinella con acqua e sapone, di per sé non era un gioco, ma un bambino con una cannuccia poteva trasformarla in “bolle di sapone”.
Un prato vuoto non era un gioco, ma poteva trasformasi facilmente in un “girotondo”, una strada poteva diventare una pista per correre, un albero poteva essere una nave di pirati e così, rami, biglie, sassi, foglie e, in tutto ciò, i corsi di danza, di tennis, di calcio, di atletica, di rugby, di nuoto si risolvevano in una caotica e divertente accozzaglia di  discipline indisciplinate!


Anche le regole avevano la loro parte, anzi, decidere le regole era parte integrante del gioco: ci si osservava, ci si sceglieva, ci si prendevano “le misure” reciprocamente, si sperimentava la politica nel senso più vero del termine e si capiva anche la necessità del compromesso.
Alla fine si arrivava, dopo infinite discussioni, ad uno statuto  temporaneo  che rappresentava un capolavoro di giustizia, pieno di buone intenzioni e di spazio per tutti  … almeno  fino al primo: non vaaleeeeeee!!.


Certo, sono nostalgica, ma le palestre mi sono sempre sembrate luoghi lugubri, che solo da poco tempo si sono riaperte al libero divertimento infantile.
E anche schermi e monitor, grandi e piccoli, mi rendono triste, così invasivi, asettici e mortificanti.
Per non parlare delle montagne di giocattoli uguali per tutti: tombe della fantasia!
Così, mentre le pubblicità del  gioco d’azzardo contrabbandano il concetto che il gioco (non l’azzardo, ma il gioco!!!) sarebbe addirittura “vietato ai minori”, mi guardo indietro e … sorrido.


© riproduzione riservata - testo di Stefania Lucarelli - foto di Fototeca Storica Gilardi

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