Scriveva Dante: “Tre cose ci sono rimaste del Paradiso: le stelle, i fiori e i bambini”.
Ma il nostro Paradiso è in grave pericolo e la minaccia siamo proprio noi, che divoriamo i nostri piccoli per sfruttarne l'innocenza, distruggiamo la Natura con la pretesa illusoria che sia eternamente “nutrente” e pretendiamo di illuminare l'Universo con le nostre ridicole invenzioni, dimenticandoci di alzare ogni tanto lo sguardo verso il Cielo.
Oggi, 8 marzo, commemorazione simbolica di quanto le donne di ogni età abbiano subito (e non debbano più subire) nel corso della Storia, vorrei invitare tutti ad uno sforzo immenso: quello di iniziare a capire quanto sia vitale rispettare gli esseri considerati deboli, in particolare le donne fin dalla più tenera età.
Proviamo a trattare i nostri figli, o i figli altrui, come persone, non come contenitori da riempire o come piccole tenere scimmie che mimano il mondo dei grandi.
Smettiamo di dimenticarli davanti alla TV, anche se siamo sfatti di fatica, e di rinforzare stereotipi sessisti solo perché così è meno faticoso scegliere il regalo che li farà saltellare di gioia.
Lasciamo che siano esseri originali, quali sono in effetti, senza cercare nulla di noi in quegli occhi, nelle parole che dicono, nelle scelte che fanno.
Guidiamoli senza paura della loro rabbia o frustrazione momentanea, chiarendo prima con noi stessi cosa è bene e cosa è male.
E soprattutto ricordiamo che, anche se non li abbiamo partoriti, i bambini appartengono a tutti e tutti ne sono responsabili, volenti o nolenti.
Che siamo maschi o femmine, cerchiamo di ritrovare dentro di noi ciò che le donne preservano faticosamente da secoli: il senso materno e la cura della vita.
Così, col tempo, potremo recuperare un pezzetto di quel Paradiso perduto che il nostro cuore ricorda ogni volta che sente ridere un bambino.
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